| Dàgun
Con uno scatto evitò un pugno dell'uomo, saltò all'indietro e si mise in posizione da combattimento, con i pugni alzati. I Dorint gli si avventarono contro, uno gli saltò addosso. Lo respinse sollevandolo di peso e lanciandolo a pochi metri di distanza, tanto che l'aggressore rimase un attimo stupito e immobile. Il secondo ricevette un sonoro colpo sul naso e fu fuori gioco per il resto della serata. Altri due stavano avanzando lentamente, ma la figura incappucciata si era alzata, senza farsi notare gli strisciò dietro. "Gli Elfi ebeti sanno sorprendere anche i testardi" Li colpì simultaneamente alla nuca con un colpo secco, utilizzando la parte esterna delle mani. Caddero a terra nello stesso istante, svenuti. Ora il suo volto si riconosceva bene, aveva una lunga chioma di capelli castano chiari che gli scorrevano lungo la schiena, era... era un Elfo! Il resto della gente era rannicchiato in un angolo, la maggior parte tifava per i Dorint, una minoranza se ne stava in silenzio, l'Oste era barricato dietro al bancone. I Dorint avevano capito che erano in netto svantaggio, e gli ultimi due fuggirono dalla taverna. Rimase il capo da solo, che però sembrò non darsi per vinto. Allargò le gambe come per istigarli a colpirlo. Come vuoi Non fece nemmeno in tempo a ricordare il suo nome, che un forte pugno di Nano lo colpì dritto sul mento. Rimase disteso per terra, stordito, finchè due dei suoi non tornarono a raccattare i compagni stesi sul pavimento. Tutti gli ospiti, soprattutto le donne che erano insieme ai Dorint, li guardavano immobili, stupefatti. Era calato uno strano silenzio, che fu rotto prima dal risolino di Dàgun, che diventò una fragorosa risata e che si unì a quella pulita e candida dell'Elfo. I Dorint erano stati sbaragliati da due sole persone, in un attimo. Iniziò una delle donne, poi altri si aggiunsero e infine una pioggia di immondizia si riversò sui tre uomini. Così umiliati, se ne andarono e ben pochi sentirono di nuovo parlare di loro. La simpatia per i due ospiti crebbe a dismisura, e tutti vollero parlare con loro. Ma l’Elfo, che si chiamava Gadlyn, e Dàgun preferirono restare da soli a discutere. “Il tuo aiuto è stato molto gradito!” esclamò il Nano dopo un lungo sorso di birra “Posso sapere da dove vieni? Conosco solo Elfi di Thil, e in genere hanno capelli di un colore molto più chiaro” “Io vengo da Golas, da un piccolo villaggio sul confine con Falan. Sto andando a Netra, si dice che strani individui siano stati là, e abbiano salvato la Capitale da un intero esercito di Ombre” “Anche io ho sentito parlare di questa gente, se questa notizia è così diffusa sarà pur vero qualcosa!” “Perché, tu non credi?” disse l’Elfo, e Dagùn abbassò lo sguardo. “Caro Nano, ti dirò solo questo. Tutti, prima o poi, faremo qualcosa di importante per questa Terra. C’è chi, con un piccolo gesto, libera il mondo da un pezzettino di male. E c’è chi, come gli eroi di Netra, che hanno lo scopo di guidarci, farci capire che finchè esisterà la stessa Tairis avremo la possibilità di salvarci tutti. Non perdere l’occasione di aiutare le nostre terre. Io ora devo andarmene” “Ma come? Di notte? Il sole è quasi calato” “Devo partire al più presto, ma se riuscirò ti farò avere mie notizie. Addio, Dàgun figlio di Barnun, possa la tua lama elfica proteggerti dal male del Lumbar” E scomparve così come era apparso, tra la folla e fuori dalla porta. Daàgun sorseggiò un altro po’ di birra e tornò in camera. Prima di addormentarsi diede un’occhiata rapida alle sue armi. Poi un pensiero lo colpì come un fulmine, e si battè una mano sulla fronte. Come diavolo faceva a sapere quell’Elfo che lui portava con sé una lama elfica?
Il giorno dopo, fresco e riposato, Dàgun partì per il sud. Era ancora lungo il viaggio, e il Nano si diresse lentamente a est, verso il lungo fiume che si tuffava nelle verdi foreste di Golas.
Continua in "Incontro al fiume"
Edited by Gigan - 12/10/2011, 21:33
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