| Taldeer
Quando arrivò alla capanna non entrò dentro, ma si sedette affianco ad un albero in modo che non potesse essere vista dagli altri che nel frattempo stavano arrivando. Poggiò la schiena alla corteccia e scivolò a peso morto fino a sedersi per terra con il volto verso il cielo buio e costellato da tanti puntini luminosi che filtravano tra le fronde degli alberi. Tutto era silenzioso a tal punto da diventare quasi insopportabile, come se fosse un rumore assordante e perpetuo. Taldeer intonò una tetra e malinconica canzone mentre il volto spento si abbassò fino a guardare le mani con il palmo rivolto verso l'alto. Si accorse così di aver qualcosa di bianco che sbucava fuori dalla manica destra, con curiosità lo sfilò e si ricordò così del fazzoletto che Riesti le aveva dato il giorno prima, le sembrò una forma di rispetto e così lo tenne come ricordo del gesto compiuto da Riesti e del suo tentativo di farsi perdonare. Era ironico pensare che il giorno prima lo voleva uccidere con le sue mani e ora piangeva per lui, per il compagno di ventura che era sparito per colpa sua. Mentre strofinava delicatamente il fazzoletto tra le dita la melodia tremolò e un'altra lacrima le rigò il volto e cercando di non piangere di nuovo si asciugò gli occhi lucidi con quel velo bianco e ricamato così fragile a vedersi, eppure così resistente al tatto. Poi con cura lo piegò e lo inserì nuovamente nella manica. " Non volevo perdonarlo per una cosa che a pensarci ora era futile....adesso l'ho perso..... " Non riuscì a trattenersi e altre lacrime le rigarono il volto stravolto dalla stanchezza e dalla tristezza. " L'ho perso....l'ho perso.... " Si acciasciò affianco all'albero e chiuse gli occhi mentre quelle parole risuonavano nella sua mente come un'eco finchè sparirono e il sonno prese il sopravvento.
" Dove mi trovo? " Tutto intorno a lei era buio, eppure si muoveva sicura che la via davanti a se fosse sicura e sgombra. All'improvviso un'enorme vetrata ricoperta di chiazze multicolore illuminò la sala di una luce fioca, si trovava di nuovo nella cattedrale, ma qualcosa era diverso: sopra ogni colonna che divideva le navate delle scintille attizzarono le fiamme su delle torce ed accadde la stessa cosa sui muri delle navate laterali, mentre al centro della navata principale un enorme cristallo poggiato su un piedistallo illuminò tutta la cattedrale di rosso sangue, come se raccogliesse la luce delle torce e la proiettasse ovunque nell'imponente edificio. davanti alla grande vetrata che ora sembrava essersi fatta più scura di prima si trovava un enorme tavolo con sopra poggiato un telo e una lunga lancia. mentre dietro alla tavola vi era una lastra di pietra. Taldeer si avvicinò e si accorse che v'era scritto qualcosa sopra, erano rune della sua gilda, scritte in maniera arcaica ma leggibili:
" Il tempo sta giungendo, le mani si tingono di sangue e l'anima del destinato si impregna di morte. L'odio diventa risorsa, la rabbia diventa potere e la morte diventa desiderio, quand'esso si avverà la pagina verrà sfogliata e come la fenice dalla cenere anch'egli risorgerà poichè il suo destino è stato seminare le tristi pietre nere. Egli sarà il mietitore e coglierà i frutti del vespero e come la morte è legata alla vita anch'egli sarà legato al Grande Padre per l'eternità. Ricordate queste parole e prestate le orecchie al ruggito del Drago, esso porterà il vespro. La guerra sarà la sua signora e la morte sarà la sua amante. Egli non avrà più un futuro e un presente e solo a chi ha provato amore sarà concesso il passato. Questo non è il declino, ma l'ascesa dell'anima consapevole del rischio che portano le emozioni. "
Taldeer rimase stupita, era l'antica profezia andata purtroppo perduta con la cattedrale: essa narrava l'avvento del servo del Grande Padre, noto come Autarca. Era tutto così strano, perchè quei sogni? Perchè quella profezia? Ogni volta che tornava in quel posto c'era una novità, come se si rivelassero compiuta una parte della sua vita. Improvvisamente una fortissima luce filtrò dalla grande vetrata e la accecò, poi diventò tutto nero e apparve di nuovo il viso di quell'arlecchino. <tal...Taldeer...> Qualcuno la stava chiamando e si svegliò di soprassalto guardandosi rapidamente intorno cercando di riprendersi subito dal torpore. Stava per giungere l'alba e calcolò che erano passate almeno due o tre ore da quando era tornata alla capanna. Improvvisamente un tonfo pesante la fece voltare, la sua anima si riempì di stupore, gioia e timore nel vedere di nuovo Riesti. Era in condizioni all'apparenza gravi e subito si portò da lui, si inginocchiò e gli alzò la testa per poggiarla sulle sue gambe. " Riesti! Stai con me. Guardami. Non chiudere gli occhi " aveva paura che stesse per perdere i sensi e date le sue condizioni poteva anche essere probabile, così cominciò a parlargli per rassicurarlo e vedere se era coscente. " LUIN !!!! " Quell'urlo mentale scattò veloce verso la capanna arrivando aggressivo e potente alla mente di tutti. " Riesti è vivo! Ha bisogno di te! Corri ti prego! " La voce disperata esprimeva la foga che provava in quel momento.
Edited by niawe makto - 17/3/2010, 14:18
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