| Vikhem
Sembrava volessero entrare nella città per prendere parte all'attacco. Lui c'era appena stato e aveva rischiato grosso, se non fosse scappato probabilmente l'avrebbero ammazzato. Pensò a quanto si era reso codardo con quel gesto, forse doveva rimanere a combattere fino al limite. Ma, in fondo, a chi importava l'onore in quella guerra? Non faceva differenza il coraggioso o il vigliacco. Faceva differenza il vivo o il morto. Stava per parlare quando sentì un peso opprimente sulla coscia, un forte bruciore come se tutta la zampa fosse diventata inerte. I muscoli cedettero e si ritrovò disteso per terra, quasi scagliato. Osservò la ferita. Anche se si era quasi rimarginata del tutto la forma del taglio si era scurita, era diventata nera, e attorno si dipanavano delle venature dello stesso colore. Percepiva con orrore che più si espandevano e più perdeva la sensibilità della zampa e non riusciva più a rialzarsi.
Anthera
L'avevano ferita più volte. In faccia, sui fianchi, sulle braccia e le gambe, ma non si era tirata indietro. Ora, però, era troppo. Stava perdendo le forze e iniziava a vedere le cose con contorni sfocati. Oltretutto aveva perso il coltello da lancio, e per gli attacchi a distanza poteva far affidamento sollo su Thalir, la pietra magica che Arne aveva recuperato per lei. Con un unico balzo entrò nella vegetazione e corse verso la costa. Doveva trovare un posto dove curarsi. Aveva già finito le pozioni, che non erano servite a molto. Ma certamente Thalir l'avrebbe aiutata. Notò qualcosa di strano. L'erba era stranamente appiattita, sembravano le tracce di un grosso quadrupede. Osservò le tracce più da vicino. Era certamente sprovvisto di pelliccia, ma munito di artigli e si era mosso cautamente. Un tonfo la fece trasalire. Si alzò di scatto estraendo istintivamente la spada ma rallentò subito i movimenti. Davanti a lei c'erano due enormi lupi, a un soffio di distanza, e poco più lontano un drago verde disteso per terra. Stava per gioire, la presenza di un drago significava molto per lei, ma la felicità le morì subito. Sulla zampa di quella creatura c'era una ferita che conosceva fin troppo bene, la stessa che le Ombre le avevano inferto poco lontano da Karin, quella in grado di portare a galla tutti gli orrori dell'anima.
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