| Thoril
Il mago tirò fuori dalla bisaccia due focacce avvolte in un panno e le tirò a Cremisi. -Mangiale. Io non ho fame tanto. Vado a fare un giro. Torno tra una mezz'ora- disse solo l'assassino prendendo il pugnale ed infilandolo nella cintura. Si allontanò nella prateria finché non vide, percepì o sentì più Cremisi, dopodiché mormorò un incantesimo e si sedette a terra. Presto una famigliola di conigli si arrampicò sulle sue gambe, attirati in superficie dalla magia. Furono seguiti da altre lepri che si accalcavano intorno al mago. Thoril sorrise ed accarezzò le teste soffici e le orecchie lunghe. Sorrise anche mentre sollevava due lepri particolarmente panciute. E continuò a sorridere mentre torceva loro il collo, tuttavia era un sorriso vuoto, privo di vita. Non aveva mai amato andare a caccia, perché rispettava gli animali più di molti uomini. -Perdonatemi piccoli amici. Meglio voi che io- disse secco prendendoli per le zampe e legandoli alla cinta con della corda sottile. Trascorse il resto del tempo cercando erbe, radici, piante commestibili da aggiungere alla cena. Trovò ben poco, ma si avvicinò al campo soddisfatto. -Nonostante siamo braccati e non possiamo accendere il fuoco, posso sempre cuocere la carne con la magia- disse l'assassino. Così, senza proferire altre parole, cominciò a scuoiare le lepri, tolse le interiora e separò le teste, per poi nascondere tutto sotto terra. Dopodiché rimediò una pietra, vi stese sopra la carne e cominciò a scaldarla magicamente. Presto la carne iniziò a cuocere, fino ad assumere un ottimo odore ed un bel colorito bruno. La condì con quel poco che aveva trovato e la passò anche alla sua compagna. -La cena è servita. Mangiamo e poi dormi, io farò il primo turno di guardia- disse Thoril staccando un pezzo di carne con un morso e mangiandolo, affamato come un lupo.
Dopo che Cremisi si fu addormentata, il mago si sedette a terra e tirò fuori dalla sua bisaccia una pergamena arrotolata. La aprì e fissò il cielo. Poi prese una penna e dell'inchiostro ed iniziò a tracciare le stelle sul foglio, tracciandone i minimi particolari, le distanze precise, quelle più o meno luminose. "Un giorno qualcuno dovrà arrivarci, mio caro. Pensaci" gli aveva detto il suo vecchio maestro. "Io voglio essere il primo ad andare su una stella!" aveva ingenuamente affermato Thoril, suscitando le risate del suo mentore. Ovviamente non si poteva arrivare sulle stelle, ma il mago si accontentava con il senno di poi, di studiarle, tracciarle, farne una vera scienza. Tracciò per tutta la notte costellazioni, stelle, comete, pianeti, tutto ciò che poteva vedere, finché non giunse l'alba. Allora asciugò l'inchiostro, ripose tutto e svegliò Cremisi, sapendo che avrebbe protestato perché non l'aveva svegliata per il suo turno di guardia.
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