Villaggio Erin

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view post Posted on 25/4/2010, 15:01
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Dannati dalla carne, salvati dal sangue.

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Era una giornata di primavera, il sole era alto nel cielo e i colori dei boschi, dei prati, dei campi erano molto accesi e vivaci. Nel villaggio regnava una tranquillità normale per quel periodo. Gli abitanti lavoravano serenamente e senza fretta, i bambini giocavano per le strade e nella piccola piazza.
Al centro di essa vi era una statua di Lumen che si ergeva sicura e sovrastava in altezza e importanza tutte le case lì attorno. Essa era l’unica costruzione in pietra e ritraeva il dio nell’atto di dare luce agli abitanti.
Il villaggio si trovava in un pianoro, era tagliato in due da una grossa strada che portava a ovest verso il Nen, a est conduceva alla strada maestra che portava verso l'entroterra passando per un bosco.
Da qui un’elfa comparse e si avvicinò al villaggio, quando fu dentro si fermò a pochi metri dai cancelli e si guardò intorno.
< Non è cambiato in così tanti anni……. > Mormorò tra se.
Infine riprese a camminare, si portò avanti sulla via maestra, quando arrivò alla piazza prese una via secondaria e si incamminò verso il confine nord.
Dopo qualche minuto finalmente arrivò a destinazione.
Davanti a sé vi era una modesta casa, con un recinto che conteneva galline e un altro che delimitava il pezzo d’orto appartenente al proprietario, l'edificio era costruito su un piano di terra e un piano elevato, aveva un tetto spiovente e si trovava tra il pollaio e l'orto, la porta dava proprio sulla strada ed era aperta.
< Finalmente a casa. >
Takra socchiuse gli occhi, poi si avvicinò a passo spedito verso una donna anziana, un uomo anch’esso anziano, due donne e un uomo coetaneo.
Essi la videro avvicinarsi, tutti la guardarono sospettosi, ma man mano che Takra si avvicinava i loro volti si riempivano di stupore.
< Takra! Figlia mia! Finalmente sei tornata a casa! Ma dove sei stata? >
La madre si avvicinò a lei e fece per abbracciarla. Takra si tirò indietro e la guardò con odio, tutti se ne accorsero.
< Figliola, sei ancora arrabbiata per ciò che ti abbiamo obbligato a fare? Ormai è passato tanto tempo, siamo cambiati! Ti accetteremo per ciò che credi. >
Tutti cercavano di essere gentili e apprensivi ma Takra era ferma e li guardava ad uno ad uno.
< Voi…….. > Provò a dire qualcosa ma le parole si fermarono in gola.
< Anche io sono molto cambiata. E non ne sarete fieri. >
Intorno a Takra cominciò ad uscire del fumo nero e grigio che cominciò ad accumularsi sulla sua mano. Quando si ammassò scomparve e al suo posto apparve una falce, intanto quel fumo era ancora presente intorno a Takra.
I famigliari la guardarono terrorizzati ma la paura della madre si tramutò in rabbia.
< Tu! Tu ci hai lasciati per diventare una strega del dio dei morti! Tu non sei mia figlia!! >
Quelle parole penetrarono insolitamente nel cuore di Takra e ne fu profondamente ferita.
Abbassò lo sguardo e una lacrima le rigò il volto.
< Hai ragione……non sono più tua figlia. >
Indicò la madre e dal suo dito scaturì un raggio nero che la avvolse e la portò davanti a lei, poi la alzò.
< Ma tu non sei più >
Improvvisamente la lasciò cadere e la trafisse in volo con la falce, per poi lanciarla lontano contro il muro di una casa.
Una luce verdastra circondò la sua arma mentre un urlo di disperazione e dolore rieccheggiò nell'aria fino a svanire, gli altri rimasero allibiti.
Quando Takra si girò verso di loro tentarono di scappare ma li trafisse tutti quanti con una vampata di dardi neri, le loro anime finirono nella falce, tranne una, quella del padre, egli era sopravvissuto alla selva e stava cercando di mettersi al riparo strisciando. Takra lo vide e si avvicinò a passo sicuro. Quando lo raggiunse lo fermò mettendogli un piede sulla schiena, poi lo prese per il mento e si avvicinò al suo orecchio.
< Dove volevi andare? > Sussurrò Takra.
< Non lo fare. Se mi uccidi e distruggerai il villaggio non avrai pace. I guardiani di Lumen verranno a cercarti, sarai tormentata dai rimorsi e ti costringeranno ad arrenderti se non lo farai spontaneamente. > Disse il padre.
Takra rimase impassibile, fissava il terreno davanti a loro.
< Come fai a sapere che voglio distruggere il villaggio? > Disse infine molto freddamente.
< Non sei l'unica ad essere capace di così tanto potere, ci sono forze che vanno oltre la tua potenza e ben presto te ne accorgerai. >
La freddezza dell'elfa non lasciava trasparire quella punta di paura che cominciava a crescere dentro lei.
< Beh...... > Takra si avvicinò di nuovo all'orecchio del padre.
< ......che vengano, non aspetto altro che le loro anime. >
Avvicinò una mano al petto dell'elfo.
< Nel frattempo, porta i miei saluti a Lumen. >
Un raggio verde e nero li trapassò il petto uccidendolo sul colpo, la sua anima la lasciò libera, sparì.
Si alzò in piedi.
< Ora tocca al villaggio >
Takra si sollevò dal suolo e il fumo nero aumentò, cominciò a vorticare forte e si espanse in tutto il villaggio. Le urla degli abitanti che venivano uccisi erano superate solo dalle urla delle anime dannate che gli stavano uccidendo.
Il villaggio, che si era svegliato con buoni propositi ora era stato buttato nell’incubo più atroce, anime di mostri, persone e demoni stavano straziando tutti gli abitanti: c’era chi veniva ucciso fatto a pezzi, chi moriva divorato da creature fameliche e spietate e chi veniva straziato dagli artigli e dalle armi dei demoni.
Questo terribile sortilegio durò più di due ore, due ore di morte e urla.
Quando tutti furono morti il fumo nero che ricopriva il villaggio diventò verde intenso ed esplose e tutto tornò normale. Takra si trovava tra le macerie del villaggio in parte in fiamme, lentamente tornò a toccare terra e cadde esausta in ginocchio.
Dopo qualche minuto riuscì ad alzarsi, si pulì la bocca dal sangue uscito dal naso e poi si avvicinò alla piazza.
Quando arrivò vide la statua di Lumen, era ancora in piedi.
Takra rimase ferma ad osservarla per molto tempo, poi con sforzo immane e un grido evocò un cono di anime che ridusse in mille pezzi la statua.
< *anf* Ora l’opera è.....è compiuta...... > Era ridotta poco bene dopo quella magia e si reggeva a fatica in piedi, guardò la testa della statua ai suoi piedi e i suoi pensieri si persero nel vuoto, le inondavano la mente e si rese conto di quanta gente aveva ucciso quel giorno, si sentiva malissimo, disgustava il suo essere e disprezzava quel dio tanto crudele da chiederle una cosa simile, ma aveva dovuto farlo.


[lo so....fa abbastanza schifo sto post.....]
 
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view post Posted on 25/4/2010, 18:16
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