| Baialìa. Questo nome era molto famoso nel paese di Falan ed era conosciuto in tutta Tairis come lo era Karin. Questa grande città portuaria era molto potente, aveva stabilito rotte commerciali via mare con innumerevoli altri porti in tutto il paese e si era spinta oltre, riuscì a stabilire contatti commerciali con altre piccole città marittime situate sulle coste del resto di Tairis. Baialìa era talmente potente da essere temuta da molti a causa delle storie che si raccontavano sulla sua immensa potenza bellica. La città era sì molto potente, ma a parte le guardie necessarie per la sicurezza e gli intrepidi marinai che scortavano a bordo delle navi da guerra i vascelli mercantili nei lunghi viaggi Baialìa non disponeva di un esercito regolare. Tuttavia l'aura di potenza che questa città emanava era sufficiente ad intimorire qualsiasi condottiero e Lord che preferirono non provocare mai la grande furia dell'esercito Baialìano. Anche i generali delle ombre temevano la reputazione che si portava dietro quell'esercito, temprato da centinaia di battaglie ed esperto negli scontri campali quanto in quelli marittimi mai toccata e continuò a vivere tranquilla per molto tempo. La vita tranquilla dei cittadini era destinata a finire, come quella di molte altre città. Un generale delle ombre decise infatti di vedere con i propri occhi questa grande potenza, si diceva che l'esercito di Baialìa fosse sempre schierato nella piazza centrale, pronto ad intervenire al minimo segnale di scontro, e si infiltrò nella città nascondendosì nell'oscurità. Dopo due giorni e una notte il generale uscì dalla città e scoprì che le storie narrate erano solo menzogne. Adirato e determinato a non lasciare che la città la facesse franca radunò un enorme esercito di ombre e attaccò la città due giorni dopo lo smascheramento. Baialìa fu colta di sorpresa poichè non si sarebbe mai aspettata un assedio e specialmente non era ben difesa. Le ombre si riversarono sulle grosse mura di pietra bianca della città, unico vero e grande orgoglio dei cittadini, raggiunsero rapidamente il grande porto, lo distrussero e da lì chiusero in un cerchio mortale l'intera città fino ad uccidere ogni singolo cittadino. Nessuno rimase in vita abbastanza da poter raccontare ciò che aveva visto in quel giorno di battaglia. Ma in qualche modo la notizia della disfatta di Baialìa rieccheggiò in tutta Tairis, probabilmente per il fatto che sulle fondamenta della città rasa al suolo le ombre eressero una prigione, una grossa fortezza prigione, essa era la tappa finale dei prigionieri di guerra. Qui venivano uccisi oppure trasportati verso un'altra tappa, Lumbar, dove avrebbero subito delle pene peggiori della morte.
Era notte, il cielo era carico di nuvole che coprivano le stelle come uno spesso manto nero, solo la luna era abbastanza luminosa da riuscire ad illuminare fiocamente la terra, dandole una colorazione bluastra e nera che, assieme alla brezza gelida di mare, dava all'ambiente un aspetto tetro. Le macchie di bosco si confondevano con la grande pianura, mentre le ombre erano un tutt'uno con l'oscurità di quella notte. Il vento si era alzato, spirava dal mare. " Ci sarà un bel temporale. " In questo mare d'oscurità le mura di quella che una volta era Baialìa si stagliavano con il loro bianco spento, come la torre del faro dal proprio scoglio. Colore che una volta rappresentava la potenza di una grande città, ora tradivano ciò che proteggevano. La fortezza prigione delle Ombre fu eretta dal generale che l'aveva espugnata, doveva fungere da prigione, da fortezza difendibile e da piccola città per le Ombre, tre cose che furono studiate bene dagli architetti e che riuscirono perfettamente. Furono mantenute le potenti ed estremamente robuste mura della città distrutta, persino i più esperti architetti ed ingegneri delle Ombre non capivano quali conoscenze fossero state usate per erigerle, non avevano trovato alcun progetto e se ci fosse anche stato non l'avrebbero trovato comunque dato che durante la battaglia tutto ciò che apparteneva alla città fu bruciato e distrutto, eccetto quelle mura apparentemente indistruttibili.
" Ehi tu! Cosa diavolo stai facendo?! " Un urlo proveniente dai cancelli principali della prigione ruppe il silenzio notturno. Un ufficiale delle Ombre stava strattonando una sentinella alquanto distratta, si era addormentata seduta davanti ai cancelli. " Ma diamine! Cosa credete tutti? Che queste mura bastino a difendere una prigione?! " L'ufficiale urlò ancora e la sentinella allarmata scattò sull'attenti, le ci vollero qualche minuto per capire cosa stesse succedendo ma quando successe cominciò a temere per la propria vita. " N-No, signore " Disse la sentinella ancora addormentata. " Ricordate che senza guardie nessun posto si difende da solo! " Continuò l'ufficiale come se non avesse sentito la risposta della sentinella e questa volta si voltò anche verso l'altra che stava in piedi sull'attenti con la sua alabarda stretta nella mano destra. " Guarda! " L'ufficiale indicò la sentinella che stava facendo il suo lavoro. " Quello è il comportamento da usare quando sei di guardia! " La sentinella abbassò la testa mortificata e sempre più spaventata al pensiero di quello che le potrebbe succedere. " Sissignore, non capiterà più signore " Non sapeva cosa altro dire. " Sarà meglio per te! O la prossima volta ti sgozzo nel sonno! " Concluse l'ufficiale e si diresse verso l'interno delle mura. Qualcosa attirò la sua attenzione, la sentinella che aveva indicato prima era sparita. " Cosa? " Disse l'ufficiale a voce alta, l'altra guardia si girò e notò anche lei l'accaduto. Entrambi si diressero verso la posizione in cui ci sarebbe dovuto essere un soldato, ad armi sguainate. " Signore? " Disse la guardia, come se fosse in attesa di ordini. " Zitto, capra! Qui prima c'era un soldato. " Disse l'ufficiale alquanto nervoso. Si guardò intorno e si allontanò dal cancello per incamminarsi lungo la strada per qualche metro. " Bene. Soldato! Avverti il comando che abbiamo un disertore. " L'ufficiale si voltò ma scoprì con stupore che era sparito anche l'altro " Soldato? " Chiamò ancora, come se stesse giocando. Improvvisamente un rumore di rami spezzati lo fece voltare in direzione del margine destro della strada. Davanti ad esso si presentarono molti fusti d'alberi più scuri del nero e le loro fronde che sfumavano dal blu delle foglie più alte fino allo stesso colore scurissimo dei tronchi. " Chi va là?! " Ruggì l'ufficiale, ma non ebbe risposta. Altri rumori, altri ancora e poi silenzio totale. Le sue braccia cominciarono a tremare, la lama della sua spada sguainata e posta davanti a se sembrava essere diventata più pesante del normale, mentre la paura si impadronì del suo cuore pietrificandogli le gambe. Si guardò intorno con i suoi occhi rossi ma non scorse nessuno. " Chi c'è la? " chiese ancora, questa volta trasparì timore dalle sue parole. Improvvisamente sentì un rumore alle sue spalle e quando si voltò si vide davanti due occhi azzurri luminosi. Non fece in tempo ad aprire bocca o a reagire, potè soltanto vedere una luce più intensa avvicinarsi rapidamente.
Khastiana
Il corpo senza testa dell'ombra cadde a terra mentre la sua presa sulla spada si allentò fino a perderla. Nel silenzio della notte Khastiana potè sentire gli schizzi di sangue zampillare dal collo della creatura appena uccisa. < Dall'oscurità sei uscito... > Khastiana si voltò verso i cancelli disattivando le sue lame psioniche. < ... e all'oscurità sei tornato > Quando concluse la frase il suo corpo sparì improvvisamente lasciando dietro di se solo un cadavere decapitato. La sua missione era chiara. < Devi liberare alcuni uomini tenuti prigionieri nella vecchia Baialìa > Le aveva detto il suo datore di lavoro. < Non ti preoccupare per la loro incolumità, una volta liberati saranno in grado di muoversi da soli. > Aveva anche detto, in poche parole avrebbe dovuto semplicemente portarli fin davani a quei cancelli e poi avrebbe concluso. < Regole d'ingaggio? Al diavolo queste cose! Se qualche ombra si mette davanti a te eliminala. Anzi ancora meglio se riesci ad ucciderli tutti! > Questa parte le piaceva molto. Odiava le ombre e le sarebbe piaciuto molto fare una strage, ma doveva ricordarsi che l'obiettivo primario sarebbe stato liberare i prigionieri. Poi avrebbe pensato a come seppellire quel luogo. Si fermò qualche attimo davanti ai cancelli, nonostante fosse occultata poteva sempre sentire il vento freddo che vorticava. Guardò il cielo. < Si, sarà un bel temporale. > pensò distrattamente, poi attraversò rapida il cancello correndo verso la sezione dedicata alle prigioni. Aveva studiato a memoria la pianta dell'intera struttura, non le era stato difficile farlo, più che altro la incuriosiva come avesse fatto il suo datore di lavoro ad averla, ma alla fine non doveva interessarle più di tanto.
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