| Il giorno era sorto da poche ore, il sole si stava alzando in cielo pigro, illuminando gradualmente l'oscurità lasciata dalle stelle. I colori sembravano sempre più brillanti, mentre la luce argentea della luna lasciava il suo posto a quella dorata e carica di energia della grande stella diurna. Su un albero, una goccia scivolò lentamente sul dorso di una foglia ed essa l'accompagnò nella sua discesa, piegandosi dolcemente sotto il lieve peso dell'acqua cristallina, finché non si fermò, appesa disperatamente alla sua compagna verde. Divenne sempre più grande, finché non si staccò per cominciare la sua caduta sull'erba smeraldina e bagnata. Il tempo sembrò scorrere lentamente, mentre la foglia tornava al suo posto scuotendosi e rilasciando altre piccole goccioline nell'aria. La superficie della prima goccia si stava increspando, come se rabbrividisse a causa di quella fresca brezza, ma non si fermò, non poteva. Continuò la sua caduta, inesorabile, finché non arrivò al capolinea.
Alara
Quella notte aveva piovuto nelle terre di Nen, il paese delle acque. Alara non lo conosceva molto bene quel luogo, c'era stata poche volte e mai per una visita in tranquilla serenità, come in un pomeriggio d'estate, quando l'aria si faceva più calda, i bambini solevano correre tra i prati liberi da ogni pensiero. Lei non poteva permettersi una cosa simile, lei era una cavalcatrice di draghi al servizio della libertà e della giustizia. Non aveva regnanti, non sottostava a nessun comandante, era padrona di se stessa e come tale il suo impegno gravava tutto su di lei e sul suo drago; nessun aiuto, nessuna ricompensa ma tanto pericolo e tante persone da aiutare. Non le dispiaceva la vita che faceva, ma non le aveva più permesso di camminare tranquillamente tra le fronde degli alberi, in un bosco all'alba. Quella volta poteva farlo finalmente, aveva voluto dedicare quella giornata a se stessa, dopo dei giorni passati a combattere contro le Ombre. Le ombre....Creature senz'anima che si erano riversate sulle terre come un fiume in piena, prendendo molti alla sprovvista. Nei giorni scorsi dovette difendere un piccolo villaggio da una delle loro tanti incursioni, era arrivata giusto in tempo per scacciare le più spavalde e preparare le difese per la carica importante. Sì, facevano spesso così: lasciavano andare le Ombre più euforiche, fanatiche, per saggiare le difese del villaggio da razziare, poi decidono se divertirsi tutti quanti o lasciare fare a quegli stolti tutto il lavoro sporco. Quella volta la notizia di un drago e di una guerriera aveva infiammato un po' di teste oscure, così si erano lanciate tutte sulla popolazione assetate di sangue. Fortunatamente c'era lei e il suo drago, nonostante fosse stata una battaglia difficile era riuscita a salvare un villaggio e a basso prezzo... In seguito aveva addestrato tutti i volontari tra gli uomini sopravvissuti a combattere con spade, bastoni e archi. Aveva fatto un bel lavoro e al pensiero si sentiva molto soddisfatta. Quella camminata serena nel bosco se l'era meritata questa volta. Improvvisamente una goccia si infranse sul suo volto, facendola istintivamente chiudere gli occhi. Era stato un tocco freddo, ma gentile e rinfrescante, seppur fosse soltanto una semplice goccia. Si toccò lo zigomo bagnato e asciugò le ciglia dell'occhio colpito, poi guardò istintivamente verso l'alto, perdendosi nel magico gioco di colori, nel quale gli attori erano le verdi foglie arboree e la luce solare. Non si era mai soffermata così tanto su un particolare, eccetto per le situazioni in battaglia. Ma quei colori, quelle sfumature dal dorato al verde scuro delle fronde più basse, ormai si stavano mescolando con l'ambrato dei suoi occhi, illuminati da una specie di patina argentina, come se fosse leggera brina su una superficie. Continuò a inoltrarsi nel bosco senza accorgersene, quando all'improvviso vide non troppo distante una radura, un'apertura tra gli alberi che sfociava in una pianura verdeggiante con un lago al suo centro. Lì, vicino alla riva, notò un'esile figura, era vestita di panni usurati, e sembrava contemplare la superficie riflettente dell'acqua. Istintivamente, Alara rallentò il passo e si avvicinò cautamente a uno degli alberi di confine, poi osservò meglio quella figura. Sembrava una giovane, forse un'umana ma era ancora troppo distante per dirlo con certezza. Tuttavia, non sembrava pericolosa, anzi, appariva quasi fragile e innocentemente esposta ai pericoli del mondo, lì giacente in piena vista, nel mezzo della grande radura. Convintasi delle sue riflessioni, Alara uscì allo scoperto e si avvicinò cautamente alla sconosciuta, per non spaventarla. Sapeva che avrebbe sentito il rumore della sua spada allacciata al fianco, ma contava sul fatto di incutere meno timore con il kimono azzurrino che indossava che con l'armatura da cavaliere. Fece alcuni passi, poi si distanziò dalla giovane e si avvicinò alla riva, mantenendo una certa distanza dall'altra per non spaventarla, infine slacciò la spada dal fianco e la poggiò per terra, si inginocchiò e bevve quella fresca acqua, raccogliendola con le mani a coppa. Osservò l'altra figura femminile, infine si decise a parlare.
< Ciao. > Disse dolcemente, il suo tono pulito e quasi saggio stava mirando a infondere calore sufficiente per instaurare una conversazione. Le sue espressioni la tradivano, poiché era rimasta seria, ma la sua voce era amichevole. < Ti sei persa? > Chiese in seguito. Doveva cominciare a capire chi fosse quella creatura e che cosa ci facesse lì.
|