| Dàgun
I Colli di Anadea non erano certo il posto ideale dove farsi una passeggiata. Era un luogo verdeggiante, ricco di vegetazione ma con pochi alberi, e al Nano aveva gradito avanzare tra l'erba delle colline che gi arrivava alle ginocchia, sembrava alleviare parte della fatica. Una volta giunto ai piedi dei Colli, però, si accorse che le cose erano ben diverse. Il terreno era fradicio, e a ogni passo gli stivali affondavano fino alle caviglie. Tutta colpa del fiume che scorreva poco lontano. Il verde si era infittito, e Dàgun non riusciva a scorgere il corso d'acqua. Malgrado ciò, continuò ad avanzare. Suo padre gli aveva chiesto di recarsi nel Lach, perchè erano giunte notizie di un repentino assedio alle Roccaforti a nord di Galir da parte delle Ombre. Lach non era certo impreparata, e l'esercito oscuro venne respinto con poche perdite. Barnun era comunque preoccupato, dato che a Galir abitava un suo cugino, e chiese a Dàgun di recarsi alla terra del fuoco. Ma il senso del viaggio non era solo questo. Da una parte, la volontà di Dàgun di viaggiare, e dall'altra un favore. Il cugino di Barnun era un grandissimo lavoratore di metalli e lavorava a stretto contatto con i ricchi commercianti di Tairis. Non forgiava armi, bensì preziosissime decorazioni e oggetti di uso comune. Pochi riuscivano a creare oggetti come lui. Una volta Dàgun aveva visto una sua opera: era una sorta di spilla a forma di serpente, al centro era incasnonata una pietra rossa splendente, perfettamente simmetrica e favolosamente intagliata. Il serpente era di un materiale argenteo, ma lavorato in modo unico. Se lo si puntava verso la luce, la zona colpita dai raggi acquistava sfumature verdognole e mandava riflessi dello stesso colore. Le squame erano talmente dettagliate e realistiche, che Dàgun avrebbe potuto pensare che si trattasse di un serpente vero, se non fosse stato per il rubino. Pareva che lavorasse il metallo a mano, minuziosamente, quando ancora era incandescente e malleabile. Insomma, gli oggetti di questo Nano, di Hanner, erano estremamente preziosi. e Dàgun aveva il compito di portarlgi una pietra speciale. In una tasca, al sicuro, teneva una gemma azzurra, introvabile. Molti la chiamavano "Il Tesoro di Forochel". Era un minerale dal colore blu-azzurro, quasi trasparente, al cui interno erano sprpagliate pagliuzze bianche che ricordavano l'ambiente innevato. Una pietra molto rara, estraibile solo dalle miniere all'estremo nord di Forochel. Già un pezzo delle dimensioni di quello che Dàgun portava in tasca - dalla forma quasi sferica, grande quasi quanto una mela - sarebbe bastato a convincere duecento uomini a marciare verso la Torre di Bauglir disarmati, chissà un oggetto del genere nelle mani di Hanner! Quest'ultimo doveva creare un grosso gioiello d'oro e platino, con incastonata la pietra divisa in tanti pezzi. La desiderava un ricchissimo cavaliere, per portarla in dono alla regina del Lach. Questo affare gli sarebbe fruttato una fortuna, e Hanner promise che avrebbe dato un terzo del ricavato a Dàgun per la sua famiglia, prima della sua partenza. Il pensiero di tutto quel denaro accelerava i passi del Nano, ma non potè astenersi dal fermarsi ogni tanto e osservare qualche bel paesaggio. Era partito da Forochel, vicino ai confini con Netra. Per giungere a Lach c'erano due vie: la più breve, passare da Knefas e Thil, oppure camminare attraverso il Nen, poi Golas e Palan. Avrebbe optato per la prima, ma detestava Knefas, era un luogo troppo oscuro e sconosciuto. Oltretutto, sentiva che sarebbe passato troppo vicino al Lubar, e perciò scelse la via più lunga. Ora era appena sceso dai Colli di Anadea, e il paese distava poche miglia a sud. Non aveva voglia di passare per il villaggio, qiundi fece una decisione. Avrebbe camminato verso sud-est, giungendo fino al fiume che sfocia nel Lago Azuria. Da lì avrebbe continuato seguendo il corso del canale. Una volta giunto al Lago lo avrebbe costeggiato sulla riva ovest e avrebbe continuato così fino a raggiungere il ponte per Terim. I suoi piani non andavano oltre.
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